Nel panorama del supporto sociale e dello sviluppo comunitario, possiamo distinguere due approcci distinti: la beneficenza e la filantropia strategica. Sebbene entrambe mirino a generare un impatto positivo, si differenziano per metodologia, obiettivi e impatto sociale a breve e lungo termine.
La beneficenza, spesso associata a un atto di carità, si concentra sulla risposta immediata a un bisogno specifico. Si concretizza in donazioni puntuali, spesso in denaro o beni materiali, a favore di organizzazioni non profit o individui in difficoltà. Le iniziative di beneficenza rappresentano una risposta rapida a un problema sociale, forniscono un aiuto immediato in situazioni di emergenza o bisogno acuto, sono inoltre di facile attuazione, non richiedendo una pianificazione, e sono intraprese da singoli individui, aziende o fondazioni.
Iniziative nobili, ma che presentano una serie di limiti.
Le iniziative di beneficenza ottengono un impatto certamente positivo, ma a breve termine, spesso si limitano a risolvere un problema immediato senza affrontare le cause profonde. L’assenza di un piano a lungo termine ne limita l’impatto reale. Inoltre, in termini di sostenibilità, rappresentano un rischio poiché la dipendenza da donazioni continue può creare instabilità per le organizzazioni beneficiarie.
La filantropia strategica, invece, adotta un approccio più sistematico e pianificato, mirando a generare un impatto sociale duraturo e trasformativo basato su un’analisi dei bisogni, ossia la comprensione profonda delle cause e delle possibili soluzioni a un problema sociale. Definisce degli obiettivi a lungo termine, volti a generare un cambiamento significativo e misurabile e pianifica sinergie con altri attori (pubblici, privati e del Terzo settore) per massimizzare l’impatto. Infine, è soggetta a monitoraggio e misurazione dei risultati per migliorare l’efficacia degli interventi e per dimostrare l’impatto sociale generato. La rendicontazione che ne consegue garantisce la trasparenza e la responsabilità verso i donatori e la comunità.
Un passo in avanti verso la sostenibilità sociale, ma non esente da criticità.
La filantropia strategica richiede una pianificazione e una gestione strutturata e competenze specifiche. La realizzazione di un impatto a lungo termine richiede tempo e pazienza e necessita di risorse finanziarie e umane adeguate per la pianificazione, la gestione e la valutazione.
Alcuni esempi di filantropia strategica:
– Avon: l’azienda cosmetica ha integrato la filantropia strategica nella sua mission aziendale, focalizzandosi sulla lotta al cancro al seno e alla violenza domestica. Attraverso campagne di sensibilizzazione, raccolta fondi e sostegno a organizzazioni non profit, Avon ha generato un impatto significativo su queste tematiche a livello globale.
– Fondazione Bracco: la fondazione, espressione della responsabilità sociale del Gruppo Bracco, si impegna in progetti multidisciplinari volti a migliorare la qualità della vita e la coesione sociale, con particolare attenzione all’universo femminile e al mondo giovanile. La Fondazione adotta un approccio strategico basato su analisi dei bisogni, pianificazione e valutazione dell’impatto, generando un impatto positivo e duraturo sulle comunità di riferimento.
Conclusioni:
La scelta tra beneficenza e filantropia strategica dipende dagli obiettivi, dalle risorse disponibili e dal contesto specifico. La beneficenza offre una risposta immediata a bisogni urgenti, mentre la filantropia strategica, attraverso un approccio pianificato e collaborativo, genera un impatto sociale a lungo termine più profondo e sostenibile. In un’ottica di sviluppo sociale e comunitario, è auspicabile un’integrazione tra i due approcci, valorizzando la complementarietà tra l’intervento immediato e la pianificazione strategica a lungo termine.