Inauguriamo questa newsletter parlando di noi, di come è nata l’idea che oggi prende il nome di ETIQUA.
Vi potremmo raccontare che il nostro progetto nasce dall’evidenza di una precisa richiesta di mercato, potremmo citare il target , il business model, il cash flow e i competitor, potremmo infarcire il testo di tutti quegli inglesismi ormai imprescindibili nel mondo del lavoro o meglio, per chi fa business.
Ma non è andata così….e noi agli inglesismi proprio non riusciamo ad abituarci. La verità è che ETIQUA nasce perché la credevamo necessaria.
Ma partiamo dall’inizio:
Come cantava il grande Gino, eravamo quattr…due amici al bar (gli altri due si sarebbero aggiunti in seguito), predavamo un caffè a pochi passi da Piazza Carlo Emanuele II. Una pausa in una giornata di lavoro. Giornate simili le nostre: un cliente con un problema, un altro che va a gonfie vele, quell’altro ancora che fa orecchie da mercante per le fatture, e poi… quell’associazione con quelle iniziative così belle e quell’altra che ci mette il cuore, un’altra ancora senza i fondi per continuare. Peccato che questi due mondi non si parlino, si dice. I primi muovono l’economia, i secondi sostengono le comunità. Sono parti fondamentali di quelle società, che oggi guardano con incertezza il futuro.
Se collaborassero si dice, l’imprenditore e l’associazionista, il saper far soldi e il saper renderli sostenibili…non è forse questo di cui tanto si discute nei forum in giro per mondo? Non sono questi, in definitiva i famosi “obbiettivi di sviluppo sostenibile”?
È nata così Etiqua, e siamo sempre più convinti che sia necessaria