Imbarco al Pero

C’era una volta la flotta del Po. Quattro imbarcaderi ai Murazzi, altri cinque più su, oltre il ponte di corso Vittorio: affittavano Jole e canoe, barchette da passeggio per passare un paio d’ore “diverse”. Poi c’era il pontile di Giacomo Pelizza, grande vecchio del fiume fin dal 1958. Oggi non c’è più nulla, o quasi. A chi voglia passare Ferragosto contemplando l’acqua metropolitana non rimane granché. I circoli privati richiedono la tessera (Eridano, Esperia, Armida, Caprera, Cerea), dei battelli: “Valentino” e “Valentina” non resta che l’impietosa immagine del naufragio sotto la Gran Madre, i Murazzi hanno da tempo perso il proprio fascino underground. Oggi non c’è più nulla, dicevamo. O quasi. Della “Torino di una volta” qualcosa è rimasto risalendo oltre il ponte monumentale di corso Vittorio: li, sulla destra, il Valentino nasconde la città e all’ombra del Castello c’è ancora l’Imbarco Al Pero, ristorante sull’acqua tra gerani e cespugli d’ortensie, con grandi teli color panna a proteggere i tavoli dall’umidità. L’imbarco è qualcosa di più di un’ “attività di ristorazione” , è una pezzo di storia della città L’Imbarco Al Pero è l’angolo bohémienne di Torino.